Il favismo è una forma di grave anemia diffusa in Italia, maggiormente nel Sud e nelle isole, causata dall’ingestione di fave (Vicia faba), soprattutto crude, che contengono la divicina, e di alcuni farmaci, tra cui i sulfamidici ad azione emolizzante.
La malattia è dovuta alla carenza ereditaria di glucosio-6-fosfato deidrogenasi (G6PD), un enzima chiave nel metabolismo del glucosio. La carenza di questo enzima può scatenare vere e proprie “crisi emolitiche”, con conseguente anemia.
La questione che si è posta di recente è se l’ipertiroidismo nei soggetti fabici possa essere trattato con il Metimazolo, visto che ad una paziente fabica, affetta da ipertiroidismo autoimmune (M. di Basedow), un centro di endocrinologia ne ha vietato l’impiego in favore del propiltiouracile (PTU).
In realtà tutto nasce da un equivoco, in quanto nell’elenco dei farmaci vietati nel favismo, elaborato dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), sulla base di quanto predisposto dall’Agenzia dei Farmaci Francese (aggiornato al febbraio 2008) e del Rapporto Istisan 99/19 dell’Istituto Superiore di Sanità, figura anche il Metamizolo (Novalgina), un analgesico (FANS) appartenente alla categoria dei pirazolonici.
Ho interpellato parecchi colleghi endocrinologi di diverse province e regioni e nessuno di loro aveva mai trattato e/o era sicuro di potere dare il Tapazole 5 mg cp nel paziente ipertiroideo fabico.
Anche io, un po’ suggestionato, prudenzialmente ho confermato momentaneamente il propiltiouracile per breve periodo e dato cortisone a boli bisettimanali data la presenza di esoftalmo severo.
Ho anche scritto ad un collega chimico sottoponendogli a confronto le tre formule del Metimazolo (Tapazole), Metamizolo (Novalgina) e di un sulfamidico, il quale, studiando le tre formule, concludeva che il Metimazolo non può essere assimilato ad un sulfamidico né tanto meno al metamizolo.
La spinta finale a trattare con il Tapazole la paziente fabica mi è stata data dal confronto con alcuni colleghi isolani della Sardegna, in cui il favismo è frequentissimo, soprattutto nel sud dell’isola, i quali trattano tutti gli ipertiroidei a tappeto con MMI, senza nemmeno chiedere se sono fabici!
Pertanto, ho effettuato sulla paziente fabica ipertiroidea con esoftalmo severo lo swich da PTU a MMI valutando preliminarmente la bilirubina totale e frazionata e rivalutandola a 4 e 9 giorni di trattamento.
La bilirubina totale pre trattamento con MMI era pari a 1,15 mg/dl, la diretta 0,44 mg/dl e l’indiretta 0,71 mg/dl.
A 4 giorni di trattamento con metimazolo 5 mg die la bilirubina totale era 0,84 mg/dl, la diretta 0,3 mg/dl e l’indiretta 0,54 mg/dl.
A 9 giorni di stessa identica terapia la bilirubina totale era pari a 0,78 mg/dl, la diretta 0,3 mg/dl e l'indiretta 0,58 mg/dl.
La paziente non ha accusato alcun sintomo tipico dell’iperemolisi dovuta al cambio di terapia, non ha notato subittero né ittero sclerale e la valutazione della bilirubina totale, soprattutto dell’indiretta non ha subito alcun incremento sostanziale.
Pertanto, visto che la letteratura è carente in merito, si può concludere, con tranquillità, che la terapia dell’ipertiroidismo nel paziente affetto da favismo può serenamente essere effettuata con il Metimazolo (Tapazole) a dosaggio appropriato.
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METAMIZOLO (Novalgina) |
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METIMAZOLO (Tapazole) |
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SULFAMIDICO |
Didascalia: il metimazolo (MMI) non è assimilabile né al metamizolo né al sulfamidico, perché l’MMI ha un anello eterociclico imidazolico rispetto al metamizolo che è contraddistinto da un anello pirazolico (suo isostero), al quale inoltre è legato, tramite catena metilenamminica, il gruppo solfonico terminale che non è presente nel MMI. I sulfamidici sono ancora diversi poiché caratterizzati dalla presenza di un anello benzenico aromatico direttamente legato ad un gruppo amminico e in “para” rispetto ad esso del gruppo sulfonamidico -SO2NH2.
(Piazza Lavinia - Chimica Farmaceutica- Univ Palermo)
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